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Solo per grazia è dato all’uomo e alla donna di sposarsi nel Signore. Formano così una famiglia che è il segno dell’amore di Dio per ogni figlio che viene sulla terra. Lo stesso amore   con cui il Padre ha amato Gesù è profuso nei loro cuori  e crea tra loro quella comunione che li unisce per tutta la vita, e non fa mancare il suo frutto. Oltre ogni solitudine, coloro che si sposano nel Signore rimangono nel suo amore, e sono suoi discepoli: coltivano con gioia la grazia della fede ricevuta nel battesimo, e portano a compimento nella fedeltà sponsale la singolarità della loro vocazione. Tutti i giorni ascoltano  la Parola di Dio per essere vigilanti nella conversione; e ricercano nel sacramento del  matrimonio, il luogo ordinario della loro santificazione.  
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La vita è una vocazione all’amore e ciascuno è chiamato a viverla secondo il desiderio di Dio. Rispondendo a questo desiderio l’uomo e la donna portano a  compimento la loro vocazione. Un uomo e una donna che si sposano nel Signore  sanno di essere amati nel mondo come il Padre ha  amato Gesù: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. » (Gv15,9). I Discepoli del Signore sanno che Dio li ha pensati insieme e li ha uniti in  matrimonio per esprimere una traccia della sua gloria. Infatti si può pensare al  matrimonio cristiano con l’espressione del Vangelo di Giovanni, in cui si dice: «E la  gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.»  (Gv 17,22- 23). Chi si sposa è partecipe del disegno di Dio ed esprime attraverso la grazia del matrimonio una traccia di quello stesso amore con cui il Padre ha amato Gesù. Il  matrimonio perciò diventa innanzitutto luogo di rivelazione del mistero di Dio e della sua volontà. Dio è fedele e non lascia mai soli i suoi figli. Nel matrimonio li toglie da ogni  forma di solitudine e con la sua fedeltà si fa conoscere, suscita in essi la fede e rende l’uomo e la donna suoi discepoli. La rivelazione è il dono che Dio fa di se stesso, e la fede è la risposta che l’uomo e la donna offrono a Dio. L’abbandono in Dio fa nascere e mantiene tra loro quella fiducia reciproca che porta gli sposi a dare la vita l’uno per l’altra. Non c’è una forma di amore più grande di questo: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv  15,13). Coloro che rimangono nell’amore di Gesù sono i suoi discepoli. Per questo  l’esperienza di spiritualità coniugale dei Discepoli del Signore si propone questo  fondamento e questa fedeltà. Il loro radunarsi insieme non è generico, non è per  condividere aspetti particolari della vita familiare, ma è innanzitutto per vivere quella forma di amore che li porta ad essere come Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». (Gv 13,35). Il diventare discepoli è proprio il motivo della loro esperienza e della loro comunione. La grazia della fede e la gioia di appartenere al Signore rende il matrimonio il luogo in cui converge ogni fiducia e ogni affidamento reciproco. In questo  affidamento ci si riconsegna sempre, come nel battesimo, al mistero della morte e della risurrezione del Signore. In questo dinamismo di amore, simile a quello di Gesù, si consuma la propria vita, si diventa fecondi e si lascia una traccia della gloria di Dio.    L’esperienza spirituale dei Discepoli del Signore è volta alla valorizzazione più completa del sacramento del matrimonio, nel quale giunge a compimento la grazia del battesimo. Niente vogliono aggiungere alla loro vita che possa sminuire questa straordinaria ricchezza del dato cristiano; nemmeno l’esperienza comunitaria può  essere anteposta  alla realtà del battesimo e del matrimonio. Questa certezza è un principio guida fondamentale da tenere presente in ogni occasione, soprattutto  quando si cercano forme di vita comune o di ospitalità prolungata dentro le  complesse dinamiche della vita familiare. Per rimanere fedeli al loro matrimonio i  Discepoli del Signore mettono al centro della loro vita l’ascolto della Parola di Dio e la celebrazione dell’Eucaristia.  Nell’ordinarietà della vita contemporanea, con i suoi ritmi e le responsabilità che essa richiede, trovano nel matrimonio il luogo ordinario della loro santificazione. Infatti sono ben consapevoli della necessità che Gesù dimori nel loro cuore e nella loro casa per far luce sulla quotidianità della vita. Ricordano le indicazioni di Paolo ai Colossesi: «La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori » (Col 3,16). L’ascolto della parola è l’anima della preghiera, e sostiene il sacrificio  quotidiano dell’amore di Gesù, di cui fanno memoria nella celebrazione eucaristica. La beatitudine dell’ascolto : «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28) e la comunione eucaristica (Cfr. Lc 24) sono nel matrimonio il fondamento di ogni comunicazione profonda e significativa. Così si costruisce la  chiesa domestica: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella  comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere » (At  2,42).
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