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I discepoli del Signore tengono viva la presenza di Dio e pregando ripetono nel cuore il nome di Gesù. Nell’intimità segreta della loro casa e del loro cammino invocano il Padre, e lo Spirito ravviva in loro   quella preghiera  senza interruzione nella quale trovano il coraggio di rasserenare gli animi, di perdonare le maldicenze e di dimenticare le offese. E’ una preghiera che nasce dalla gioia e dalla riconoscenza, dalla riconciliazione e dal perdono e dopo aver di nuovo raccolto il fratello porteranno la loro offerta all’altare. Sono concreti nella intercessione: hanno sempre nomi e situazioni da portare davanti al Signore, e proclamano nella fede la beatitudine della misericordia. Santificano il tempo con le preghiere del mattino e della sera, amano la semplicità del cuore e non moltiplicano le parole. Non solo pregano ma anche insegnano a pregare perché anche così si dà la vita ai propri figli. L’ascolto della Parola, la supplica e la lode, l’eucaristica memoria della Pasqua, l’umiltà della confessione della fede e dei peccati,  danno alla loro preghiera il respiro della invocazione cattolica e l’efficacia dei sacramenti della Chiesa.
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L’educazione alla fede che i Discepoli del Signore hanno ricevuto li ha introdotti alla  preghiera; il legame tra queste due realtà, fede e preghiera, è inseparabile, e determina il legame con Dio. Questo rapporto è così vincolante che non possono pensare ad una di queste dimensioni senza tenere l’altra ben all’orizzonte; la fede descrive il legame con Dio e la preghiera è il suo  linguaggio. La fede e la preghiera hanno un riferimento preciso, che le determina entrambe: Gesù Cristo. Per ogni cristiano c’è stato un momento preciso che ha determinato l’incontro con Gesù: un avvenimento, una intuizione, a partire dalla quale si capisce che si è stabilita una relazione  personale con lui. La preghiera si consuma innanzitutto nel segreto del cuore e nella riservatezza  sella propria casa, secondo la parola di Gesù: «Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera,  chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti  ricompenserà» (Mt  6,6). Questa esperienza porta ad una trasformazione totale della vita, e la preghiera diventa la linfa vitale di questa relazione, è la porta che apre al mondo di Dio. Da questa relazione emerge un nuovo senso della vita, del mondo e delle cose. Così, la preghiera diventa uno stare incessante  davanti a Dio, secondo la parola di Paolo: «Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie» (Col  4,2). La preghiera conduce, allora, ad una profonda e fondamentale disponibilità, la  quale si manifesta in dialoghi particolari e si consuma in diversità di espressioni. Questa disponibilità fondamentale accompagna i Discepoli del Signore attraverso tutta la giornata, per raccogliersi in alcuni momenti specifici, in cui la preghiera ritrova più propriamente se stessa. L’incontro con Gesù genera un vivo desiderio, quasi l’urgenza di orientare la propria vita verso di Lui, di instaurare un legame solido, profondo, permanente. L’essere permanenti in preghiera significa  allora stare davanti al Signore con la disponibilità a fare la sua volontà, ad accogliere il suo amore, come dice il salmo: «Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi» (Sl  115,9).  La preghiera è il cuore di ogni cammino spirituale, perché nella vita di una coppia la  profonda comunione con Gesù dona la possibilità di lasciarsi reciprocamente modellare dal suo  Vangelo.  La preghiera tiene vivo questo radicale abbandono a Dio e tiene viva la memoria di  Gesù. Ripetere nel cuore il nome di Gesù vuol dire vivere in profonda comunione con lui, avere gli  stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù. (Cfr. Fil 2,5). La preghiera è avvicinarsi a Dio, è prendere coscienza di questo dono gratuito ricevuto  senza merito. Nella preghiera si colma la distanza tra l’uomo e Dio; Avvicinarsi a Dio, significa portare la propria vita fuori dal mondo di peccato e di egoismo per farla entrare nella sua luce potente e misteriosa. In questo senso la preghiera è conversione, è un far convergere la vita verso Dio. Come una pianta che cambia addirittura la sua forma per volgersi verso la fonte di luce che rappresenta la sua linfa vitale così  l’anima si volge a Dio nella preghiera per trovare la sua sorgente di vita. La  preghiera diventa allora prima di tutto un atteggiamento di disponibilità a fare spazio solo a Dio per ascoltare la sua voce. I singoli momenti di preghiera, dove trovano posto le preghiere vocali, si  innestano allora su questo permanente atteggiamento di preghiera cfr. Von Speyr Adrienne, Il  mondo della preghiera, Jaka Book, Milano, 1982, pp. 413..   Le preghiere vocali diventano allora un’espressione di questo permanente atteggiamento di orazione che crea una relazione filiale, un legame profondo dove non sempre sono necessarie le  parole. Un poco alla volta, anche nella vita di una coppia o di una famiglia, la preghiera diventa  un’occupazione che domina la vita. I fatti della vita quotidiana, all’inizio forse in maniera  inconsapevole,  vengono alla fine riferiti al mistero di Dio. Quando una coppia di sposi si ritrova nella preghiera, tutte le cose diventano delle misteriose guide che conducono a Dio, contengono prove della sua esistenza ed offrono strade che avvicinano a lui.  Anche l’amore coniugale raggiunge con la preghiera una propria espressione  contemplativa. Si permane in questa relazione  come avrebbe fatto il Signore; questo comporta ad un certo punto uno spogliarsi di sé stessi per fare spazio alla verità della propria vocazione. L’anima si apre docilmente alla volontà del Signore. Tenere vivo nella propria vita questo aspetto  contemplativo della preghiera non vuol dire fuggire dalle responsabilità quotidiane di una vita  familiare; al contrario significa portarle come le porterebbe Gesù. Così, contemplazione e azione,  pur avvenendo in momenti diversi, costituiscono un unico dono di grazia. Tutti gli sposi cristiani possono dire che i momenti più belli della loro esperienza di vita sono  stati quelli in cui si è potuto intrecciare insieme l’amore umano con il rapporto con Dio. È fin dal  mattino, a partire dalla preghiera, che si percepisce la gioia di essere cristiani: «Al mattino fammi  sentire il tuo amore, perché in te confido. Fammi conoscere la strada da percorrere perché a te  s’innalza l’anima mia.» (Sl  142,8). Se si prega bene, si sostiene la fede, Dio mantiene la sua sensibile presenza; al contrario anche le esperienze più significative diventano confuse.   L’esperienza dei Discepoli del Signore è nata dalla preghiera, ed è per questo che la pratica della preghiera ha una  importanza essenziale circa la radicale possibilità di comunione e di perseveranza nella vita di questa comunità. Una preghiera sobria, essenziale, senza sprecare le parole: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate  dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima  ancora che gliele chiediate. Voi dunque  pregate così:  Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome» (Mt  6, 7-9). Per i Discepoli del Signore  il rapporto  tra la preghiera e la fede richiede la perseveranza, e questo permette subito di capire che la preghiera oltre che essere una grazia è anche una lotta:  forse è la lotta più grande che ci viene richiesta nella vita. Bisogna prendere coscienza che questa lotta va combattuta, che questa ascesi va compiuta; è una lotta con il tempo, con il sonno, con la stanchezza, con gli infiniti adempimenti della vita quotidiana.
RIMANETE NEL MIO AMORE : 3. La preghiera 
Infatti, oggi, la vita è diventata complessa; spesso il lavoro professionale e quello domestico chiedono molte energie. La preghiera aiuta a sostenere questa complessità. Senza preghiera ci si stanca di più, si diventa oscuri nella mente, nascono più sospetti verso i fratelli. La preghiera ci aiuta a ritrovare l’ordine giusto della vita, ci aiuta a disporre ogni cosa in un giusto  riferimento verso l’assoluto di Dio.  La celebrazione eucaristica vissuta dentro l’anno liturgico permette di tenere vivi i misteri della vita di Cristo, i quali vanno letti in riferimento alla Pasqua. «L’eucarestia è la celebrazione della Pasqua del Signore, ma legata a tutta l’esistenza di Gesù, al suo cammino verso Gerusalemme» Moioli Giovanni, Il mistero dell’eucarestia, Glossa, Milano, 2002, p. 33.. L’eucarestia quindi va letta in rapporto alla croce di Gesù. I Discepoli del Signore raccolgono in sintesi la loro vita a partire dalla celebrazione eucaristica. Infatti, nell’eucaristia è racchiuso tutto il bene della Chiesa, Gesù stesso, che è nostra  pasqua e pane vivo. Mediante lo Spirito santo, Gesù nell’eucaristia dà la vita agli uomini, i quali imparano ad offrire se stessi con lui, in tutto quello che provano nella vita e in tutte le cose che fanno nella loro giornata. L’ascolto della Parola avviene in molte maniere nella vita dei Discepoli del Signore: attraverso lo studio e la conoscenza della Scrittura, con la partecipazione alla preghiera comune e nella meditazione silenziosa personale. La Parola è il criterio del discernimento nelle situazioni ordinarie e complesse della vita. La Parola aiuta a riconoscere i peccati nel sacramento della riconciliazione, con sincerità e umiltà di cuore. Con l’ascolto della Parola si entra nell’eucarestia. Questa parola cresce nell’anima finché prende in essa il sopravvento in modo completo, finché il senso di Dio è diventato il senso della vita, finché l’anima si è totalmente trasformata in serva del Signore. Configurandosi sempre di più a Cristo, l’eucaristia rende partecipi della pienezza umana di Gesù: nello Spirito vengono valorizzate le capacità umane, gli entusiasmi, l’ impegno e le responsabilità di ciascuno nei vari settori della vita. Nell’eucaristia si incontra  l’amore sacrificato e paziente di Gesù, il quale è sempre pronto ad accogliere, ad aspettare, a sollevare dalle proprie pigrizie e dalle proprie paure; è il cibo indispensabile che sostiene nel cammino della vita, è il luogo della  convivialità capace di rafforzare la comunione nella coppia e in tutta la famiglia.   A partire dall’ascolto della Parola, durante la celebrazione eucaristica, i Discepoli del Signore, partecipano personalmente alla preghiera di intercessione, nella quale si raccolgono la vita delle persone vicine, i bisogni della Chiesa e le grandi necessità del mondo contemporaneo. Questa preghiera è un dono reciproco che ciascuno, rivelando anche se stesso, consegna a tutta la comunità. Nella preghiera di intercessione nessuno si sottrae alla verità dei bisogni concreti della sua vita e di ciò che gli sta più a cuore.  Si impara così la benevolenza verso tutti, come dice la Scrittura: «Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Ef 4,32). I genitori insegnano ai loro bambini ad intervenire con intercessioni spontanee  nell’assemblea degli adulti, per presentare a Gesù i motivi semplici e profondi della loro  preghiera. L’educazione alla fede passa anche attraverso questi gesti quotidiani come dice San Paolo  «A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto» (1Cor. 15,13)   La preghiera di intercessione aiuta i Discepoli del Signore a non separare la celebrazione dell’ Eucaristia dalle necessità della carità. Ė un modo di domandare a Dio, a partire dalla  solidarietà tra i fratelli, riconoscendo di essere prossimo gli uni per gli altri. «L’intercedere diventa allora un modo di volere con Dio il dono di Cristo veramente per tutti: per la Chiesa, per il mondo, per i vivi, per i defunti, per i peccatori, per tutti» Id., p. 39.. Questa preghiera diventa veramente  un gesto di  amore che arriva al cuore di Dio e da Dio discende come  benedizione verso il fratello. Il bisogno di verità richiama spontaneamente la parola del Signore: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Riscoprendo veramente la profonda e intrinseca relazione tra preghiera e carità, nella celebrazione eucaristica i Discepoli del Signore riscoprono la bellezza dell’essere cristiani,  rasserenano gli animi e proclamano la gioia della misericordia: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt  5,7).
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